giovedì 26 ottobre 2017

Prendere appunti per vedere l'invisibile

Quand'è che smettiamo di imparare? Una volta usciti da scuola, quante occasioni perdiamo per restare allievi, per non dimenticare lo stupore dell’apprendimento? Quell'incanto di un attimo, di un’ora, che chiunque ha sperimentato. Sulla strada lunga e accidentata che separa la nostra ignoranza dal sapere, a un certo punto restiamo soli. Ogni tanto, se siamo fortunati, ci prende una strana nostalgia dei maestri; di qualcuno che sappia indicarci dove guardare, e come. Gente capace di fare scuola anche fuori dalla scuola, disponendo banchi e seggiole a portata di tutti, di colpo, con un gesto nemmeno troppo insistito. Così faceva Umberto Eco. Bastava andare a sentirlo una sera d’estate; bastavano i primi trenta secondi di un suo discorso — per esempio: «Questa volta il tema è l’invisibile; come si fa a far vedere l’invisibile?» — per ritrovarsi a fare, anche senza farlo davvero, il gesto più studentesco di tutti: prendere appunti. Mi viene da pensare a Sulle spalle dei giganti (La Nave di Teseo) — la raccolta degli interventi preparati da Eco anno dopo anno per lo stesso festival, La Milanesiana — come alle più smaglianti,  maestose dispense che un corso universitario potesse avere.

incipit della recensione di Paolo Di Paolo pubblicata su Repubblica di sabato 21 ottobre  al volume di 

Umberto Eco
Sulle spalle dei giganti
La Nave di Teseo 2017



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